Come già narrato qui, il MIUR ha deciso unilateralmente di procedere alle nomine dei docenti precari della scuola attraverso un algoritmo. La procedura è stata presentata come “neutra”, voluta unicamente con il nobile scopo di terminare le nomine di tutti entro il 1° settembre, garantendo così un inizio di anno scolastico ordinato ed efficiente.
Peccato che gli algoritmi non siano mai neutri, e per poterli utilizzare a dovere bisogna:
- comprendere come funzionano
- saper spiegare come funzionano a chi li deve usare
- rispettare le normative in base alle quali la PA li può usare
E qui casca l’asino. Infatti, sul sito Istanze online possiamo leggere quanto segue:
affermazione insostenibile, allo stato attuale delle cose, ma messa lì per un ben preciso motivo. Nel regolamento noto come GDPR (Regolamento UE 2016/679), infatti, si legge quanto segue:
Quindi, per essere legale, questo procedimento dovrebbe come minimo prevedere un ragionevole lasso di tempo per far intervenire correzioni umane agli errori o ingiustizie causate dall’algoritmo o dal suo uso inappropriato dato da una mancanza competenza sufficiente da parte dell’utente a poterlo usare in maniera efficace per far valere i propri diritti.
Diversamente, come diceva un noto politico, “a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca”, e qualcuno ha già immaginato come sia possibile utilizzare l’algoritmo per “scavalcare” le graduatorie: “L’ingiustizia dell’algoritmo” di Salvatore Salerno.